Il mondo del Digital Gardening

Durante il periodo di reclusione forzata per via dell'epidemia da Covid19 mi sono ritrovato con tanto tempo a disposizione. Considero il tempo tra le valute più preziose di cui possiamo disporre, insieme agli affetti e la vivacità intellettuale per impiegare la libertà che abbiamo.

Non ho esitato un attimo, e subito mi sono messo all'opera per riprendere in mano progetti dimenticati, intraprenderne di nuovi e darsi allo studio/lettura. Ho letto tanto ed in maniera diversificata, ma mai romanzi et similia (ancora non riesco ad appassionarmi alla novellistica in generale, complice il fatto che trovo soddisfazione in quelle letture che mi arricchiscono di nozioni da poter impiegare nuovamente).

Questa esperienza di lettura, di cui ho preso progressivamente consapevolezza durante gli anni di università, mi lascia sempre con una leggera nota di amarezza perchè tanti sono i dettagli e le conoscenze che vorrei trattenere non solo sul breve/medio periodo, ma anche sul lungo periodo. Tante sono le nozioni che vorrei riportare alla mente in modo agile al momento giusto, tanti sono i link cognitivi che mi piacerebbe sfruttare. Purtroppo ho sempre faticato a trovare il modo efficace di indicizzare nella mia mente tutto ciò che ho imparato.

Poi durante il lockdown, non ricordo quando esattamente, credo di avere fatto "click": ho avuto un flash di Tony Stark, l'uomo di latta elettrificata comunemente aprostrofato come IronMan, che interagisce con un sistema di Intelligenza Artificiale particolarmente complesso denonimato JARVIS (Just A Rather Very Intelligent System), il quale, con una suadente voce femminile, mette a disposizione di Robert D. Junior numerosi elementi e dati da assemblare.

In lingua originale, la voce suadente femminile non è più particolarmente femminile

Dove sta il click? Semplice! Nella multidisciplinarietà, mettiamola così. La possibilità di giocare con la propria mente e contutte le conoscenze già apprese, mischiare le carte, creare collegamenti cognitivi banali ed arditi, prendere concetti semplici ed assemblarli come mattoncini. In poche parole, dare vita a hyperlinks.

"Niente di più scontato!" si potrà pensare; ed è proprio così. Rimane però il tema di mantenere a mente questo obiettivo - sempre - e di trovare gli strumenti più adatti per lo scopo.
Mi sono iscritto a dei corsi di programmazione e di AI su importanti piattaforme come Coursera e KhanAcademy, con l'intento di provare a partorire qualcosa che anche lontanamente avesse le sembianze e le caratteristiche tecnice di J.A.R.V.I.S: già sapevo che sarei rimasto deluso, serviva chiaramente un approccio di più ampio respiro alla materia. Infatti ho desistito poco dopo aver iniziato, anche se i corsi a cui mi sono iscritto sono tutt'ora validi e li completerò indubbiamente.

Mi è rimasto però il tarlo. Ero convinto - e ora ancora di più - che il modo migliore per trattenere ed impiegare efficacemente qualsiasi nuova nozione fosse quello di fare gradualmente un backup della propria mente su un supporto digitale, impiegando un sistema scalabile, ovvero che permettesse di aggiungere sempre nuove voci adeguatamente categorizzate e taggate e di allacciare i nuovi concetti a quelli già presenti. Sono proprio le connessioni neuronali a consolidare le idee e a permetterci di vederle da più prospettive.

Ho riflettuto tanto sul come dar vita a qualcosa di simile, ma non so perchè non ho mai verificato se ci fosse qualcosa di simile. Fino all'estate.
Si sa, le idee migliori vengono quando si è al bagno; segue in classifica l'ombrellone da spiaggia. Ebbene, in spiaggia il cervello ha fatto un secondo click - meno definito del primo - e ho controllato su internet dal mio piccolo cellulare se esistesse un JARVIS già collaudato che potesse fare al caso mio.

Non l' ho trovato.

Al contempo la ricerca è stata più fruttuosa di quanto non immaginassi. Mi si è aperto un orizzonte infinito sul mondo del note-taking e del journaling - non voglio fare l'esterofilo, lungi da me, ma a onor del vero si trova molto più materiale in lingua inglese che in italiano - che passo dopo passo ho inziato ad approfondire.

Innanzitutto ho dato un nome al metodo di link e backlink indispensabili per rendere efficace la memorizzazione  e l'organizzazione dei pensieri:  metodo Zettelkasten.
E' stato ideato dal sociologo tedesco Niklas Luhmann, particolarmente noto in ambito accademico per la sua prolifica produzione di articoli scientifici, che lui stesso ha attribuito al metodo impiegato. Il termine Zettelkasten in inglese verrebbe tradotto con "slip box", ovvero un cassetto contenente annotazioni su fogli di carta. Ogni  annotazione contiene un'idea, che nel tempo assume sempre più significato quando si combina con altri concetti (e qua si intravede l'analogia con il nostro cervello): infatti ogni piccola nota cartacea - nell'epoca analogica a cui appartaneva il sociologo tedesco - riportava il concetto principale e numeri/codici che permetessero di risalire ad altre note cartacee. Ogni volta che Niklas Luhmann aggiungeva al proprio archivio una nota o un pensiero, di qualsivoglia natura, si preoccupava di creare ed aggiornare tutti i collegamenti multidisplinari tra le diverse schede. In tal modo questo archivio prendeva vita, cresceva solidale con il proprio creatore e con le sue nuove conoscenze, regalandogli l'opportunità di saltare da un appunto all'altro e, quindi, facendo venire a galla nuove connessioni, nuovi significati di connessioni preesitenti e rendendo sempre più organico il suo sapere.  
Pare che questo suo sistema gli abbia permesso di pubblicare centinaia di articoli scientifici e, dopo la sua morte, abbia dato la possibilità ai suoi colleghi di produrre altro materiale (tra cui un libro) rimaneggiando e rimodulando le nozioni già da lui organizzate.

A parte la chiarezza di linguaggio, Shu Omi descrive meglio di me il sistema Zettelkasten

E' probabile che la pandemia abbia acutizzato in migliaia di persone la necessità di costruire un sistema efficace di annotazione, perchè nell'ultimo anno (2020) sono letteralmente esplosi i sistemi di note-taking che prendono spunto dal concetto Zettelkasten.

I principali di cui sono venuto a conoscenza sono:
- Roam Research : è il più in voga al momento, quello più utilizzato anche dagli youtuber che si occupano di productivity & bazze simili (vedi Ali Abdaal, Shu Omi, Thomas Frank). E' a pagamento, ma mica bruscolini: l'account base parte da 15$/mese, che per prendere appunti mi sembrano un tantino eccessivi;
- Obsidian : software da usare in locale sul proprio computer, efficiente specialmente nell'utilizzo del backlinking, con la possibilità di esplorare la fitta rete di connessioni grazie a grafici interattivi. Impiega il Markdown. L'account base è gratuito, ma non permette di sincronizzare o fare backup dei dati; in tal caso sarà necessario fare l'upgrade e sganciare qualche fiorino. Quando avevo scoperto l'esistenza di questo software ero rimasto incuriosito, ma ho desistito dall'utilizzarlo per il fatto che mancasse l'accessibilità online. Mentre scrivo questo post, ho notato che è in fase di beta-testing un'applicazione mobile.
- Remnote : scovato ancora nella sua fase primordiale, mi è sembrato da subito quello che meglio rispondeva alle mie esigenze. Creato e supportato da uno studente del MIT e da due colleghi americani, Remnote combina il note-taking con ulteriori strumenti di memorizzazione attiva (di cui parlerò in un altro mio post), come l'Active Recall e lo Spaced Repetition. Quando mi sono iscritto era gratuito, e l'account base lo è ancora; al crescere delle proprie necessità cresceranno anche gli strumenti desiderati, e quindi sarà opportuno pagare per sbloccare funzionalità accessorie. Funziona sia in locale sia in rete, sfruttando web application: si può usare anche da smartphone, anche se l'esperienza non è ottimale. Fortunatamente è in fase di beta-testing un'applicazione valida iOS ed Android. Per iscriversi si può utilizzare anche questo invito che regala 6$ di credito per gli account pro.
- Notion : probabilmente il più simpatico ed interessante con cui prendere dimestichezza con il mondo dell'annotazione. Mette a disposizione validissime applicazioni desktop e mobile, rendendo la user experience davvero godibile. La comunità di utenti intorno a Notion cresce a dismisura ed, inoltre, sono disponibili infiniti template per ogni esigenza. Se si è alla ricerca di una piattaforma di annotazione, semplice e rapido da usare, questo al momento è il migliore. Personalmente, ho sia l'applicazione mobile sia quella desktop, ed uso Notion come database secondario di dati "statici", cioè di note à la Pagine Gialle, ovvero di tutte quelle nozioni per le quali non devo fare pensiero, ma mi servono pronte da consultare; ad esempio ho creato un template che riporta alcune terapie utili, una pagina dove salvo le pagine web più interessanti, una pagina dove salvo alcune citazioni curiose oppure una sezione dove annoto i ristoranti più intriganti. Il mio utilizzo di Notion è abbastanza basico; in realtà la sua potenzialità è di gran lunga superiore all'uso che ne faccio, perchè ancora ritengo Remnote il principale strumento per creare un sistema organico di pensieri, riflessioni, annotazioni e connessioni concettuali.

Ho cominciato ad usare subito Remnote, e ho realizzato che questo strumento richiede grande pazienza iniziale per imparare ad impiegare al meglio tutti gli strumenti a disposizione. E' inizialmente complesso, serve pratica, ma gradualmente si entra nella piattaforma e la si capisce sempre più. Il principale ostacolo di questi strumenti, a mio avviso, è l'integrazione: è necessario integrare questi strumenti di annotazione nella giornata, nella daily routine. Ancora ho difficoltà a farne uso quotidianamente, quindi ancora non riesco ad esplodere l'intera potenzialità del prendere appunti e riflettere attivamente su qualsiasi cosa richieda la mia attenzione.

E' necessario specificare che a mio avviso non è pensabile - per chi non lo fa di professione -  ritagliarsi forzatamente un momento dedicato  durante la giornata nel quale sedersi davanti allo schermo del pc per riordinare le proprie note e dare vita a pensieri interconnessi. O, almeno, non credo che al momento faccia al caso mio. Sono più dell'idea di abituare progressivamente la propria mente a questa mentalità e a questo impegno, che indubbiamente all'inizio richiede una certa dose di sforzo intellettuale. Dopo le prime sessioni faticose, però, ho scoperto finalmente il piacere di raggiungere uno dei miei obiettivi, ovvero il gusto di poter giocare con la mia mente e quanto già so e quanto posso imparare.

Le comunità che brulicano dietro queste piattaforme sono numerose e pronte a regalare perle di inestimabile valore. Proprio mentre vagavo nei meandri del forum di Remnote mi sono imbattuto in un commento che citava un sito web particolarmente stimolante, beepb00p. E' un PKM, ovvero un si sistema di personal kwnoledge management: sostanzialmente il medesimo concetto su cui si fondano i sistemi di annotazione di cui sopra. La particolarità è che è online. Il proprietario di beepb00p mette a disposizione di chiunque sia interessato le proprie note ed idee compiute o in fase di lavorazione. In questo modo il PKM caricato in rete diventa innanzitutto un motore di ricerca di quanto ho elaborato nel tempo ed un database di tutto quello che ritengo utile affrontare, ed in aggiunta permette di "fare rete nella rete", ovvero di catalizzare lo scambio di informazioni e la condivisione di nozioni tra utenti che, in qualche modo, possono avere in comune un numero variabile di argomenti.

Atomico. Toghissimo.

[Lo sapete che Jegg Goldblum suona il pianoforte? ottimo jazzista.]

Come una matrioska di scoperte, spulciando questo PKM online ho compreso che esiste un folto sottobosco di PKM condivisi in rete, ognuno dei quali raccoglie idee e pensieri completamente diversi. Questo fenomeno, o meglio, questi personal knowledge database si rifanno a un concetto allargato di gestione e condivisione delle proprie conoscenze in ambito digitale: il digital garden. Non sono riuscito ancora a individuare l'iniziatore di questo fenomeno, ma Anne-Laure Le Cunff descrive in modo cristallino il concetto:

In French, “cultiver son jardin intérieur” means to tend to your internal garden—to take care of your mind. The garden metaphor is particularly apt: taking care of your mind involves cultivating your curiosity (the seeds), growing your knowledge (the trees), and producing new thoughts (the fruits). On the surface, it’s a repetitive process. You need consistency and patience. But each day tending to your “mind garden” is different: discovering a new learning strategy, having a eureka moment, connecting the dots between two authors, getting involved in a lively conversation with an expert.

La metafora del giardino è tanto romantica quanto puntuale: la mia mente e le mie conoscenze sono materiale magmatico in continua evoluzione, ogni giorno assumono forme diverse e potranno dare frutti inaspettati. Affinchè questo accada, affinchè i miei pensieri possano essere rivisitati da più prospettive e possano generare altre idee, devo entrare nel giardino della mia mente con frequenza, esplorarne ogni angolo, e curare curare curare. Devo innaffiare i pensieri ancora acerbi, devo sfoltire quelli esagerati o troppo rindonanti, devo raccogliere i gustosi frutti dell'unire cose diverse. Un giardino va curato affinchè possa essere godibile. E diventa fondamentale tornare e ritornare nel proprio giardino della mente, consapevole che quello che dico oggi domani potra essere diverso, più semplice o più complesso, semplicemente perchè avrò digerito ulteriormente il materiale. Sostanzialmente è richiesta la stessa umiltà e consapevolezza di non essere mai compiuti che aveva Leonardo da Vinci: il genio toscano infatti tornava sulle proprie opere (artistiche e scientifiche) anche a distanza di anni, e le ritoccava, le aggiornava, aggiungeva questo e toglieva quello; non ha mai ritenuto concluso ed immodificabile ciò che aveva prodotto. Nei nostri giardini dobbiamo essere eterni principianti.

Incontreremo spesso Roberto Mercadini nei miei post

Amo i giardini, quindi la metafora la faccio mia.

Ancora, il tema del giardino mi riporta ad un principio ulteriore: tranne alcune eccezioni, il giardino è luogo di crescita, dove nascono e crescono piante, ovvero i nostri pensieri. Infatti il digital gardening si concentra più sul processo che sul risultato finale. Non aspira a creare una schiera di musei dove esporre le riflessioni personali, bensì può essere inteso come l'apporto di ciascuno ad un grande laboratorio di idee, dove ognuno può collaborare.

E mentre scrivo viene da aggiungere un altro fattore intrigante: la ricerca. Scovare queste perle del web, imbattersi più o meno volontariamente in questi giardini mentali, è una vera e propria sfida: è esaltante scandagliare l'internet alla caccia di qualcosa che acchiappi la mia curiosità, esattamente come è piacevole imbattersi in un giardino curato con cipressi ombrosi, prato tagliato finemente e cespugli profumati.

Sono molto attratto dal nascente mondo del digital garden, e credo troverò il modo di creare il mio, con un piccolo cancelletto aperto a chiunque lo desideri. Potrebbe diventare un esperimento parallelo a questo blog, che ha altre finalità e modalità di utilizzo.

E ora, via di concime.

Per approfondire il digital gardening:
- un elenco di strumenti, approfondimenti e digital gardens censiti fino ad ora
- uno dei tanti digital garden, tutto da studiare
Ce ne sono tanti altri, ma tanto vale cercarli.

Se ti sembra interessante quello che scrivo o condivido, lascia una traccia del tuo passaggio qui commentando i miei post. Fare pensiero insieme ad altre persone è un'opportunità preziosa, cogliamola insieme!