MJL #9 (Too-Many- Monthly Learning Journal)
E' stato lungo quasi quanto un parto, ma alla fine sono uscito.
Avevo detto che mi sarei applicato di più, e invece no. Si sono concetrati vari impedimenti, certamente piacevoli e indimenticabili, che tuttavia non mi hanno permesso di stare al passo con quello che mi ero promesso di fare.
Ammetto che desideravo pubblicare questo MJL in versione pranzo di Natale, quindi bello sostanzioso, ma non credo di poter garantire questo standard quantitativo e qualitativo. Le cause? Leggi sopra.
L'estate passa, avanza a grandi passi, per poi lasciare spazio alle Autumn Leaves, e complice la estenuante ricerca di un'auto valida et millemila cosucce, ho messo da parte i miei impulsi dattilografici - sospesi, non abbandonati, che sia chiaro - fino a quando il battere incessante del blog Gate67 si è fatto insostenibile. Avete presente il tum-tum-tum della scatola in legno di Jumanji, sotterrata da qualche parte, che richiama a gran voce l'attenzione di un fortunato passante? Ecco, intendiamoci, il mio caro Gate67 ha continuato a battere forte e senza sosta.
Nel frattempo mi sono messo all'opera seriamente per implementare un servizio più efficace di affiliazione (non sono esterofilo e ho cercato ad un sinonimo di subscription) che permetta di ricevere una mail di comunicazione ogniqualvolta scriva qualche articolo. Prometto di essere poco invadente.
Prima di varcare la soglia dei contenuti che ho selezionato in questi lunghi mesi, ringrazio le persone che mi stanno vicino, perchè con una domanda breve e fugace di tanto in tanto hanno continuato a dimostrarmi l'interesse per questo blog.
Ma veniamo al dunque.
EGO IS THE ENEMY - THE LEGEND OF GENGIS KHAN - FS (6/10)
Dovrei essere più diligente nel leggermi quello che ogni domenica lo ritengo il mio quotidiano, ovvero Farnam Street. Già, perchè ogni domenica ricevo la mail di riassunto delle principali elaborazioni di Farnam Street, con una puntualità quasi militare. Se dedicassi più tempo, ne trarrei ulteriormente benificio.
In questo articolo, che prende forma a partire da un libro, viene ripercorso brevemente il profilo storico del condottiero mongolo Gengis Khan, celebre per le sue imprese militari e di conquista.
La sua dote militare e dominatrice pare provenisse dalla sua lungimiranza in termini di conoscenze. L'opera di sottomissione di vari popoli portava inevitabilmente a un duplice risultato, l'uno escludente l'altro: si poteva includere l'assorbimento di conoscenze, tecnologie e culture dei popoli sottomessi, o spazzare via tutto come un colpo di straccio sulla tavola sporca.
Senza peccare di greenwashing di un personaggio che in ogni caso ha seminato guerra e violenza, la sua dote è stata quella di riconoscere a sè stesso l'ignoranza in molti campi dello scibile umano del tempo, così come la lungimiranza di fare tesoro di quello che incontrava sulla propria strada.
Instead, as one biographer put it, his was “a persistent cycle of pragmatic learning, experimental adaptation, and constant revision driven by his uniquely disciplined and focused will.”
Eccolo il vero Gengis Khan. Un uomo sì potente e senza dubbio brutale, ma al contempo disciplinato e convinto di potere fare sintesi di nuove culture e nuove tecnologie. Insomma, direi un approccio umile se calato sulle spalle di un conquistador.
The physicist John Wheeler, who helped develop the hydrogen bomb, once observed that “as our island of knowledge grows, so does the shore of our ignorance.” In other words, each victory and advancement that made Khan smarter also bumped him against new situations he’d never encountered before. It takes a special kind of humility to grasp that you know less, even as you know and grasp more and more
Questo è il nocciolo di tutto l'articolo, credo. L'approccio che vorrei cercare di adottare giorno dopo giorno - non nego difficoltà - è quello di spogliarsi dell'ego di crede in maniera imperturbabile nelle proprie convinzioni, destinando invece le proprie energie a riconoscere che la propria sfera di ignoranza, e di riflesso le potenzialità di crescita, crescono giorno dopo giorno, immergendosi nel mare magnum di contaminazioni e nuovi concetti da imparare.
Too often, convinced of our own intelligence, we stay in a comfort zone that ensures that we never feel stupid (and are never challenged to learn or reconsider what we know).
Riconoscere di non essere padroni di qualcosa, specialmente in questo mondo intriso di competizione, può esserci noioso, fastidioso come una zanzara, anche doloroso. Ma è il primo passo per conquistare nuove praterie.
IL DIBATTITO SULLA GUERRA IN UCRAINA - PIETRO ALOTTO (7/10)
Ad essere sincero non ricordo quale strano sentiero mi ha portato a scovare questo articolo, ma diciamo che è il bello dell'internet: le porte di questo corridoio sono infinite, alcune possono nascondere stanze con tesori, altre contengono solo polvere.
Pietro Alotto, che non conosco come blogger, analizza il dibattito italiano sul conflitto ucraino-russo, facendo emergere le principali motivazioni sbandierate per sostenere una posizione (pro vs anti) e le criticità di un confronto sterile, bambinesco e viziatamente partigiano.
Una lettura veloce ma efficace, la consiglio.
Fa poi riferimento anche alle modalità di argomentazione, tra cui la critica ad hominem. E qua è d'obbligo il link a How to disagree di Paul Graham.
PREDATORY JOURNAL (6/10)
Mi è capitato, di rado, che il mio udito captasse queste parole "chissà in quale rivista pubblica" il tizio x.
Mai ne sono particolarmente preoccupato, tanto il pane la sera lo avrei mangiato ugualmente, così come bevuto il mio bicchiere di acqua bagnata.
Casualmente Reddit mi ha messo davanti un'interessante thread - mannaggiamme che non lo trovo più - in cui si discuteva di un fenomeno in forte crescita tra i corridoi accademici, ovvero quello del predatory journaling.
Vado a spiegare: la ricerca in senso allargato si nutre chiaramente di elaborati di varia natura che vengono pubblicati su riviste periodiche, a cui ci si può abbonare e che sono spesso consultabili anche online. Gli addetti ai lavori conoscono bene quali siano gli editori più prestigiosi, e che quindi garantiscano un elevato standard qualitativo: affinchè un articolo di ricerca sia pubblicato prima deve sottoporsi ad un processo relativamente stringente denominato peer review.
Più la rivista è prestigiosa e datata, quanti più reviewers critici e di valore saranno presenti, i quali fungeranno da fine setaccio per tutti i lavori in entrata, e quindi potenzialmente pubblicabili.
Ma mala tempora currunt, miei cari frequentflyers. Come accennato in un altro articolo di cui parlo nel MLJ#7 (L'america è a corto di nuove idee? - Il Post), la società moderna sembra si sia adagiata sugli allori dal punto di vista delle nuove scoperte ed invenzioni, così come il mondo accademico sembra essersi conformato a grandi filoni di ricerca, inseguendo falsi idoli di popolarità e fama, a scapito del contenuto.
E' plausibile supporre che questo generale impoverimento abbia portato al pullulare di riviste scientifiche - indipendentemente dal settore di applicazione - senza alcuna recensione e affidabilità alle spalle, attirando ricercatori meno navigati con quote associative ridicole e con la promessa di pubblicare gli articoli con il telepass, ovvero tramite una canale preferenziale.
Dietro questo fenomeno viziato si eregge un business da non sottovalutare: l'editore la cui probabile sede legale risiede all'interno di un'edicola nella campagna sperduta della Polonia mette a disposizione una finestra sui principali database (es. Pubmed) senza verificare adeguatamente il contenuto dei lavori, ovviamente in cambio di un quota da pagare verosimilmente alquanto succosa e non rifiutabile. Il povero ricercatore alle prime armi - in buona o cattiva fede, chi sono io per dirlo? - e a probabilmente al verde, ma intenzionato a mettere in cassetta quante più pubblicazioni possibili e a guadagnarsi l'olimpo delle citazioni, non può farsi sfuggire questa opportunità.
E' il mercato baby: quando la domanda incontra l'offerta, il frutto è tutto da gustare.
Data la diffusione a macchia d'olio di questo fenomeno, in molti si stanno adoperando per arginare queste riviste fantoccio e mettere sull'attenti i più inesperti. Sono stati messi a punto vari strumenti, tra cui segnalo Think- Check-Submit.
La ricerca che move il sole e l'altre stelle prende forma a partire da un'attenta analisi della ricerca, impassibile e rigida: soltanto così è possibile assicurare che quanto segue sarà altrettanto valido e affidabile.
C'è un sottobosco di fenomeni loschi per tutto, incredibile.
THE SIMPLE SECRET OF RUNWAY DIGITS - CGP GREY (7/10)
Le coincidenze sono puramente casuali, lo so bene. Ma il nostro umano desiderio di rendere le storie organiche e significative (come ricorda Harari), ci porta a tracciare delle linee e connessioni che probabilmente non hanno reale rilevanza.
Ora, tutto questo pippozzo, per concludere che: casualmente il CGP Grey ha pubblicato un video dove spiega la ragione della numerazione delle piste di atteraggio e decollo. Conosco già bene il motivo, essendone appassionato, ma ho colto l'occasione - pardon, la coincidenza - al balzo e ho deciso di rendere edotti i miei lettori di questa indispensabile conoscenza.
Et voilà.
IL COLORE DELLE IMMAGINI ASTRONOMICHE - AMEDEO BALBI (8/10)
Il telescopio astronomico James Webb ha partorito in questi mesi le prime immagini e ha reso chiaro di cosa è capace, specialmente per gli addetti ai lavori.
Amedeo Balbi spiega efficacemente come si comporta la decifrazione delle informazioni luminose che catturiamo con gli strumenti a disposizione, e che di conseguenza rielaboriamo per renderle appunto comprensibili alla nostra vista e al nostro cervello.
Momento amarcord: mi ricordo quando studiavo Astronomia al Liceo, e questa era la parte che meno apprezzavo. Buffo.
CHE COS'E' LA TEORIA DEI GIOCHI - IL POST (6/10)
Un articolo breve e non esauriente che però ha il compito di gettare un ciottolo nello stagno e lasciare che si increspi la superficie della curiosità.
Ho scoperto il tema della teoria dei giochi, che si prefigge lo scopo di condensare in formule matematiche i possibili scenari di comportamenti umani, sia in dinamiche competitive sia cooperative.
John Nash, premio Nobel per l'Economia, rielabora il comportamento umano come un gioco, in cui sono presenti regole finite e in cui ovviamente ogni decisione porta ad una conseguenza definita.
Questo articolo de Il Post mi ha acceso una lampadina, anzi due: approfondire la teoria dei giochi (aggiunta alla lista delle cose da studiare) e comprare uno dei libri (salvati nella mia lista) sulla Gamificazione della realtà e del lavoro (ad esempio questo).
Ci riaggiorniamo, cari.
LE PRIME IMMAGINI DEL TELESCOPIO SPAZIALE JAMES WEBB - AMEDEO BALBI (7/10)
TEMPO RALLENTATO - AMEDEO BALBI (8/10)
Mannaggia, quanto è interessante la deformazione del tempo.
In cantiere...
Ho finito di leggere "Storia perfetta dell'errore" di Mercadini.
Ho letto anche "L'animale che ride" di Jacopo Cirillo. Mi è stato regalato, e ho avuto modo di conoscere meglio il tema della stand-up comedy, di come la comicità nasce e si sviluppa nella mente dell'essere umano, e di quali molteplici forme può assumere. Un libro valido, davvero.
Mi sono poi immerso in un'altra straordinaria lettura, ovvero "L'ultimo orizzonte. Cosa sappiamo dell'universo." di Amedeo Balbi. Balbi racconta - con il suo approccio semplice e divulgativo - le basi della fisica applicata allo studio dell'universo. Ho amato questo libro, e certamente lo dovrò rileggere e studiare nuovamente: solo in questo modo potrò assimilare quanto viene spiegato. Consigliato.
Ho ripreso in mano il Kindle di recente - rapporto odi et amo, la carta ha un profumo diverso e mi piace prendere appunti a matita - e quindi mi sono messo a sbocconcellare "L'almanacco di Naval Ravikant", una rielaborazione e sistematica riorganizzazione dei pensieri di Naval Ravikant, imprenditore ed investitore indo-americano. Ne parlerò alla fine della lettura.
Cosa bolle in pentola? Non voglio fare il passo più lungo della gamba; lascio decantare le idee e vedremo cosa può accadere nel prossimo futuro.
Nel frattempo, buon volo.
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